Download Gratuito dei best seller Pellicano

Alcuni libri della vecchia editrice Pellicanolibri sono esauriti o sono rimasti solo in poche copie, che conserviamo gelosamente come archivio. Di queste copie abbiamo ricavato dei file pdf scaricabili liberamente da questa pagina. Cercheremo di mantenere aggiornata questa sezione del sito aggiungendo, di volta in volta, i file pdf delle “nuove conversioni” proprio per continuare a diffondere il lavoro svolto, dato che le nuove tecnologie lo permettono.

Canto d’amore – Beppe Costa

Questo piccolo libro nasce in occasione della mostra-mercato “Scripta manent” lungo Ponte Sant’Angelo, promossa, insieme ad una raccolta di firme dai librai dalle bancarelle, affinché non venissero sfrattati dal centro storico di Roma. Un successo imprevedibile, la mostra, iniziata quasi in sordina a giugno, durò fino a settembre coinvolgendo scrittori, giornalisti, musicisti e giocolieri.
Libri su decine di bancarelle, un pianoforte al centro del Ponte e un televisore per trasmettere a fine giornata film di qualità.

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L’innocenza – Dario Bellezza

La vocazione all’irrealtà è così diffusa oggi nella letteratura italiana che tutte le volte che ci si imbatte in un autore «reale», cioè che non si autocensura e non si maschera, si è quasi portati a giudicarlo immaturo in senso formale. Immaturo nei riguardi di che cosa? Appunto dell’irrealtà che nella letteratura italiana oggi è considerata maturità.
Questo è il caso di Dario Bellezza. Nel breve romanzo L’innocenza, con una singolare circospezione verbale e stilistica che per noi è garanzia di necessità e autenticità, egli cerca di farsi strada, mantenendo un suo ironico, affettuoso e schifato dominio sulla materia, attraverso una realtà tra le più difficili e scabrose: quella del passaggio dall’innocenza alla corruzione. La storia di Nino, il protagonista di Bellezza, è insieme semplice ed emblematica. Mantenuto fino a quindici anni in un buon collegio da tre misteriose zie che abitano a Roma, d’improvviso ne deve sloggiare perché ha finito gli studi ginnasiali. Nino sbarca a Roma, va difilato all’antico palazzo nel quale vivono le zie, ma non le trova, il palazzo è chiuso e sprangato. Disperato, Nino va a suonare (dopo una lunga e impaurita perplessità) alla porta di un convento lì vicino. -Alberto Moravia

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Nudo di donna con rovine – Adele Cambria

Nudo di donna con rovineDal primo capitolo: “Era una perfetta domenica di luglio. Quel giorno, Lucrezia compiva cinquant’anni. Nella sua stanza, Antonio suonava.
Al principio, lei non aveva capito. Anzi, le sembrava un dono, un miracolo, l’idea del suono di un pianoforte, di una tromba, nello spazio acustico della sua casa, scandito soltanto dall’ottuso pestaggio sopra i tasti della macchina da scrivere, o dall’invadente parola televisiva. Il rimorso di aver fornito al figlio, per tutto l’arco dei suoi diciassette anni, nient’altro che i desolati rumori dell’attualità, svaniva, per una volta, nell’allegria di un’illusione: che proprio suo figlio, quel figlio – ne aveva due – le avrebbe appreso la lingua celeste dei suoni, da cui, per avarizia, si era esclusa. O affiorava ancora una volta in lei, si chiese, l’ingordigia di vivere anche le loro vite?”

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Scontraffatte chimere – Angelo Maria Ripellino

Scontraffatte chimereDalla prefazione di Giacinto Spagnoletti: così i personaggi evocati assumono talvolta il loro ruolo perfetto non esistendo, in virtù di fonemi che si danno come risposta al generale camuffamento della comunicazione. «Spaurito come Kafka/ allegro come un giullare», non è solo per Ripellino un modo di definirsi, ma il sistema più pratico, di cui egli è estremamente consapevole, di evitare gli insulti, di schivare la porta dell’ospizio («molti pagliacci vi sono finiti»), attendendo soave momento in cui potrà vedere forse il suo Majakovskij suonare su una pianola, all’Hotel de Russie. Il momento vero, dunque, consiste nella sua sparizione come entità pubblica, nella volontà dichiarata di diventare oggetto: Sono il tuo accendino/ti guardo con occhi azzurri,/e vorrei finire/tra le cose dimenticate…

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Estivi terrori – Anna Maria Ortese

Estivi terroriQuesti lucidi racconti scritti, e alcuni pubblicati negli anni ’50, sono ancora talmente attuali da lasciare sgomenti: lo stupore nasce per la loro chiaroveggenza nel descrivere persone, fatti e città come Roma, assolutamente inimmaginabili settant’anni fa.
Estratto: La diligenza della capitale
La prima sensazione che si prova arrivando a Roma dal Nord con un treno della mattina è di una straordinaria euforia. Sul primo momento, questa città non sembra neppure vera.
Lo spazio, la luce in cui sono immerse le piazze, le strade, i gialli palazzi umbertini; le prime deliziose rovine, la frescura delle fontane, pini improvvisi che si aprono nel cielo di cobalto, preannunciano una tale libertà fantastica della natura, in cui giacciono storia e costume, da darvi il capogiro. E anche, immediatamente, il tipo umano non è più quello duro e secco e dolce, con sguardi chiari, tipo Cezanne, che avete lasciato sul Po, ma pura Turchia.

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La formica – Arnoldo Foà

La formica“Conosco la smania di tanti di essere pubblicati: io questa smania non l’ho mai avuta (lo dimostrano le date delle mie composizioni); ma sentirsi dire da un editore «dammi le tue poesie che ti pubblico» non posso nascondere che mi abbia fatto piacere. Ma non avendole scritte per presentarle al pubblico, quando, per raccoglierle, sono andato a spulciare i miei quaderni, i foglietti, i notes dove le avevo appuntate, le ho trovate così miserine, così poco ben vestite per presentarsi al pubblico che sento il bisogno di avvertire i lettori: “Non sono un poeta, non mi presento come un poeta: qualche pensiero, qualche sensazione m’è venuta la voglia di metterli in versi: qualche pensiero l’ho lasciato così come m’è venuto e molte cose sono banali – sono come tanti – chi non si lascia sorprendere anche dalla banalità?
Leggete questo libretto come un diario.
E grazie.” Arnoldo Foà. Roma, giugno 1991
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Lettera ai militanti comunisti spagnoli – Fernando Arrabal

Lettera ai militanti comunisti spagnoliRivolgendosi ai militanti di base del partito comunista spagnolo, Arrabal chiede con molta franchezza «come potete sperare che Santiago Carrillo e la Pasionaria parlino veramente di comunismo nella democrazia e nel pluralismo, quando essi stessi rifiutano di riconoscere gli errori e i crimini commessi fin dai tempi della guerra civile?»
L’autore, grazie ad artisti che gli scrivevano da tutto il mondo, conosceva con anni di anticipo ciò che succedeva in Romania, Albania, Bulgaria e tutti gli altri paesi di sfera sovietica. I fatti qui raccontati sono sistematicamente accaduti dopo alcuni anni. Questo libro, e questo autore, col “semplice” ragionamento, sono riusciti ad anticipare gli eventi attraverso gli occhi e la memoria poetica.

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Panico – Arrabal, Jodorowsky, Topor

PanicoEstratto: Verso una teoria – Fernando Arrabal. 1963 – L’uomo panico
Resoconto della conversazione tenuta da Arrabal alla Sydney University (Australia) nell’agosto del 1963.

In principio vi fu un testo: il racconto Le Bucher (Il rogo), (24° labirinto del mio libro Fêtes et rites de la confusion).
Alcuni giorni dopo aver scritto questo racconto, alla cui genesi suppongo che la mia coscienza prese poca parte, lo rilessi come faccio sempre nella speranza di trovarvi il riflesso di uno dei miei caratteri distintivi. Il racconto mi parve inaspettatamente troppo caratterizzato. Una volta di più ebbi l’impressione che si trattasse di un brano “dettato” e rimasi sorpreso dall’insistenza con cui erano trattati i grandi temi di questo breve testo. Rivolsi la mia attenzione alla memoria, facoltà che, fino ad allora, avevo, se non disprezzato, certo giudicato di secondario interesse.

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